martedì 28 agosto 2012

pazienza di gramigna


Le smagrite zolle
dell’orto tuo contese
a radici di  pattume generoso
nel mercurio d’agosto son
sospese nel pianto di ranocchi

il tuo pregiato vino non posso bere
m’avanza la sete ma non il bicchiere

è pazienza di gramigna il mio decoro,
m’accontento di berlo dentro agli occhi
mentre sguazzo nel sudore degli asfalti

poi ti fai pioggia al rosmarino e levi effluvio
di giardino  portando riverbero al mio morire

della tua acqua faccio incetta senza urgenza
in cuore
come calore di terra smossa alla semenza
come planata d’astore

domenica 22 luglio 2012

Poesia dello sgomento (I)


Erbe d’oblio dove nasce la vertigine,
rughe di ricordo solcano le menti,
nel verminìo di baratto il cielo
si copre d’oscenità umane.

Le parole martellano su manufatti
esplorando ombre indicibili
come turbinio (di miraggi)
al sentimento insensibile.

Si schiude la terra (buia)
come ventre che ama (la luce)
divorando ombre passive
scioglie i nomi dal cristallo.

domenica 8 luglio 2012

L’innocenza del gioco




Il mio amico Peppe portava
con orgoglio un’ustione
sulla faccia.
La perenne abbronzatura da strada
e le poche parole concorrevano
all’inganno: lasciarsi credere straniero.

Straniero strinato.

Io, da bambino introverso, celavo,
dentro a pagine fitte di parole,
personaggi e storie di un mondo vero.
Finita la lettura, per richiami di realtà,
mi scoprivo poeta allorato.

Ci è capitato.

Ci è capitato che, per compensazione,
attuassimo i sogni dietro ad un pallone.

Vivere è saper saltare, con ridotte ustioni,
nel cerchio del fuoco
pur continuando l’innocenza del gioco.

lunedì 25 giugno 2012

Nel carosello di occhi senza lame



Nel carosello di occhi senza lame
fatalmente un minimo si finge:
il fuoco muta la pietra in gioco.

C’è pietra e vento e antica fame
nel balzar d’ottoni che giunge
come canto indifferente e roco

Sussulta la sera nel rito del fuoco:
nell’intensità di battito sospinge
un levar di pelle e delle sue trame.










lunedì 18 giugno 2012

Nell’ora che si fa lama



Nell’ora che si fa lama
implacabile d’acciaio, o quando
incendi sinceri
di tronchi antichi
consumano tese arsure,
nelle gelide sere di Gennaio
gravide d’inni al Santo,
si moltiplicano le danze
per mille e
per mille affondano  pensieri
che profumano di fuoco
e mille danzano
palpebre socchiuse
mentre indora
un sogno d’alba.

Falchi di luce incendiano il silenzio

martedì 12 giugno 2012

Rinasce ogni volta dove





Rinasce ogni volta dove
le ombre razziano essenza
di sereno conflitto

uno spettro d’altrove
che percuote la danza
di un gelo sconfitto.

Erompe il contorno
di fuoco essenziale:
il valicato confine
offre saldo approdo
di grembo di vergine

Nella morte dolce del giorno,
versato il vino ospitale,
è orgia di lune
a guidare il tempo e il modo
inventando vertigine




domenica 20 maggio 2012

Il custode tende l’orecchio al grido del vento.

Il custode tende l’orecchio al grido del vento.
Dall’altro lato una madre immerge l’euforbia
nella sua acqua, senza levare lo sguardo
da un‘angoscia appena partorita.

S’incupa, il dio dei deserti, e scrive
sogni & miraggi & viaggi di sabbie.
Lava le macchie, la madre, a mano,
dallo sgomento dei mesi.

Attese le greggi dal tormento di catene
di tutte le partenze, avviluppate nell’anima,
si frammenta il riflesso (di ritorni) che langue
occulto da sussurro di passi.


domenica 22 aprile 2012

supremazia di verticale

Quell’enorme croce bianca, di braccia rotanti e
incedere pigro, si materializzò d’improvviso
inchiodandomi alla necessità di consapevolezza:
fu necessario il sangue di Cristo sul legno
per nobilitarne lavorazione e disegno. 
Non ha altre alternative l’energia -  chi destinato
a nascere isolano-  che quella di pascere fierezza chiusa
alle torri che frugano pertugi fra le nubi.
Nella supremazia di verticale
si rompe e avvita uno scenario desolato
di strappi e viluppi in ragione di brezza.

domenica 15 aprile 2012

Presagio di bagliore affiora






Presagio di bagliore affiora
come se dalla bocca giungesse
un silenzio colmo di parole

e attorno migliaia di voci
confuse dal calore della luce
consumano passi di rinascita.

Scorrono sulle dita le notti,
sorprese da bagliori di vita
ancora leggermente impaurita,

cedendo al pulsare impreciso
degli occhi, percorse da traiettorie
d’incanto e ritorni di sorriso

venerdì 13 aprile 2012

ovunque sia.

Lei viene da un altro paese?
le zolle assediate dall’eucalipto
abbracciano radici straniere  ma
le chiome, floride o austere, porgono
domande di luce allo stesso sole

Com’e  il suo paese?
nelle notti d’agguato autunnale
non rimane foglia allo stelo e,
turbata, la terra si fa cimitero
di carcasse sbiadite e alimento vitale

Però sa cos’è il cuore, vero?
equivoca la vita, credo ci abiti l’anima,
fino al primo rintoccare d’inferno, e spinga
dentro al sangue la giusta quantità di follia ma,
se così non è, la chiama…ovunque sia.

mercoledì 4 aprile 2012

S'avvia a naufragio

S’avvia al naufragio la vita di chi galleggia nel grumo viscoso delle paure, ancorando se stesso al rifiuto di stagioni ed emozioni; di chi  ormeggia placido e insofferente nella rada arida  dei giorni, rinunciando a tuffarsi  nel corpo oscuro del viaggio;
s’avvia al naufragio chi censura la memoria, veleggiando fra rancori sordi e fitte repentine; chi inaridisce gli orizzonti d’azzurro e oro nel vaniloquio dell’adorazione e della cieca dottrina; chi rifiuta di cambiare rotta per trasformare un’insostenibile rimpianto in una danza di ricordi, perché non sempre la rotta migliore è la più giusta;
s’avvia al naufragio la vita di chi abbandona il viaggio alla prima tempesta, rinunciando alla gioia del tormentato approdo, quell’approdo che restituisce soffio all’amor proprio… perduto;
s’avvia al naufragio chi distrugge lo scafo prima del varo e cerca di convincere gli altri, e se stesso, dell’impenetrabilità di brume e marosi; chi non accetta consigli o soccorsi da chi ha il viaggio scavato nel volto e nelle mani;
Caliamo in mare domani, o forse già oggi,  la nostra imbarcazione perché già questo vuol dire navigare e…navigare, alla fine, è meno faticoso di un infecondo sognare.

martedì 6 marzo 2012

Suona straniero nella valle


Suona straniero, nella nostra valle,
il sapore acre di questa nebbia
che trafigge il silenzio arrembando.
Ancora e ancora.
Alberi, ricoperti di cenere
& rumore di parole, contengono
progetti abbozzati di traffico celere.
Ancora e ancora.
S’afflosciano gli inchiostri, incapaci
di descrivere le ragioni del tempo &
dei modi: echi ascoltano stupiti.
Suona straniero l’ennesimo NO:
privo di profilo & ricco di contorno,
s’abbuffa di retorica conservata
in vasetti sottovuoto.
Ancora e ancora.
Il presente può aspettare e
aspettare deve il futuro
dell’ennesimo muro-contro-muro.
Resistere o rigettare: il dubbio
entra nelle buie stanze.
Senza flash.
Ma si può anche vivere
ogni giorno,
in assenza di paesaggio,
decantando echi di nebbia;
rastremando la luce certa.
Ancora e ancora
                                   Ecco, il belante silenzioso
aggredito dall’ombra,
è quieta vittima inattesa.