domenica 20 maggio 2012

Il custode tende l’orecchio al grido del vento.

Il custode tende l’orecchio al grido del vento.
Dall’altro lato una madre immerge l’euforbia
nella sua acqua, senza levare lo sguardo
da un‘angoscia appena partorita.

S’incupa, il dio dei deserti, e scrive
sogni & miraggi & viaggi di sabbie.
Lava le macchie, la madre, a mano,
dallo sgomento dei mesi.

Attese le greggi dal tormento di catene
di tutte le partenze, avviluppate nell’anima,
si frammenta il riflesso (di ritorni) che langue
occulto da sussurro di passi.


3 commenti:

  1. Quanta sofferenza per i figli strappati alle madri e alle loro famiglie.
    La tua prosa, ancora una volta, riesce ad immergersi nel tessuto della cronaca.
    Uscendone a mani piene di sentimenti, contrastanti nel loro contenuto, ma di eleganza stilistica sempre ammirevole.
    Un caro saluto.

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  2. c'è un dio nei luoghi aridi
    madri samaritane attingono acqua... e tutto ciò è dolorosamente umano - compreso il dio
    baci

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  3. C'è in questi versi tutta la tua sensibilità e l'empatia di poeta al dolore che ci circonda, chè solo i poeti, e mai gli storici, sono testimoni del proprio tempo, e qui lo fai con un talento davvero raro.

    frantzisca

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